necessità di un asilo adeguato 

la fatica degli inizi ...

Si presentarono soltanto 20 parrocchiani che per altro, annotava don Peressutti, dimostravano una certa freddezza nei confronti della proposta. Anzi, alcuni di loro si fecero portavoce di una richiesta presumibilmente rivelatrice di un'esigenza reale: "Vogliamo l'asilo e non la chiesa".
A tal proposito don Peressutti commentava, non senza amarezza, che avrebbe preferito sentirsi dire "vogliamo anche l'asilo."
Il solido pragmatismo di don Peressutti non lo portava certo ad eludere il problema, ed infatti nei suoi appunti continuava con una franca disanima della situazione: da anni ormai gli amministratori del Cotonificio Veneziano promettono di dare un asilo per i figli dei loro operai. Non solo non mantengono la promessa, ma rendono impossibile ogni avvicinamento. Non si può parlare con alcuno che abbia un po' di autorità ."
Come non bastasse la nota di don Peressutti prosegue riportando la circostanza che il Municipio ha dato l'ordine di chiusura del "così detto asilo di Borgomeduna. Una stanza, quattro banchi, una vecchia maestra". C'è un problema di norme non rispettate per l'acqua. "Ma il Comune non poteva d'urgenza provvedere a correggere e non reprimere?
Don Peressutti conclude: "Com'è doloroso notare tanta indifferenza per le necessità del popolo che non può essere condannato a soffrire sempre senza neppure il conforto della comprensione".
Credo che queste parole, meglio di tante altre possano rappresentare la figura di Mons. Peressutti.
Ad un certo punto gli eventi sembrarono prendere la piega giusta. Era il 1952 e questa volta l'assicurazione per la costruzione di un nuovo asilo veniva direttamente dal Vescovo De Zanche che durante l'omelia della Messa per l'inaugurazione della sala cappella, prima delle opere della nascente parrocchia, dava la notizia che il Cotonificio finalmente avrebbe onorato il suo impegno con la popolazione e gli operai dello stabilimento di Borgo Meduna.
Purtroppo, nonostante la positiva e autorevole assicurazione, le cose andarono ancora una volta nel verso opposto: il grosso e potente gruppo industriale tessile si stava dibattendo in una grave crisi produttiva che lo portò, nell'agosto del 1954, alla sospensione dal lavoro di ben 2700 operai negli stabilimenti di Torre, Rorai e Borgo Meduna.
Ciò significava che si era ormai in presenza di un vero e proprio distacco del Cotonificio Veneziano non solo dagli stabilimenti di Pordenone ma anche dalle esigenze della città.
Per risolvere la grave crisi che coinvolgeva numerosissime famiglie, si mobilitarono tutte le forze politiche, economiche, sociali e religiose della città attorno al Sindaco Garlato il quale si adoperò in modo particolare presso il Governo per ottenere gli stanziamenti necessari a realizzare importanti opere pubbliche impiegando, in così detti "cantieri di lavoro", gli operai in esubero.
Nel novembre del 1955 il giornale diocesano "il Popolo" dava la notizia che uno di questi cantieri sarebbe stato destinato ad iniziare i lavori di costruzione dell'asilo di Borgo Meduna.
La struttura sarebbe sorta su un appezzamento di terreno concesso dalla famiglia di Giuseppe De Franceschi, in via Meduna, proprio di fronte alla sala cappella.
La benedizione alla prima pietra impartita da don Giuseppe Romanin, giovane vicario di San Marco, avvenne, come Lui stesso ricorda, alla sola presenza degli operai del cantiere alle otto del mattino del giorno 13 dicembre 1955.
Il pericolo di una cessazione del servizio ai bambini del quartiere che aveva angustiato la maestra Bortolotto nei suoi ultimi anni di attività sembrava così definitivamente scongiurato.
La vecchia Maestra aveva infatti scritto all'autorità Comunale il 13 luglio di quello stesso 1955: “Ho il dovere di ricordare che nel Dicembre 1947, la popolazione di Borgo Meduna, volle darmi attestazione della mia attività, offrendomi una medaglia d'oro; e se l'ambiente da me coltivato in tanti anni, dirò a carattere famigliare, senza pretesa alcuna, ma benevolmente riconosciuto e controllato dalle Autorità Scolastiche, oggi dovesse proprio chiudere i battenti, la mia sarebbe una pena senza confronti.
La "pena" Le sarebbe stata risparmiata, ma le difficoltà non mancarono nemmeno in quei frangenti: L'asilo fu costretto a lasciare i locali in via Udine prima che potesse disporre della nuova sede.
Solo la disponibilità della Direzione del Cotonificio e la tenacia di Mons. Peressutti permisero di trovare una soluzione della quale lo stesso monsignore ne dava riscontro in una relazione del 1956: "A carattere parrocchiale vi è l'asilo di Borgo Meduna diretto per 45 anni dalla Sig.na Maria Bortolotto, ora coadiuvata e quasi sostituita da una suora.
Ora sta sorgendo il nuovo Asilo di Borgomeduna di fronte alla chiesa con scuola di lavoro e oratorio che ora funziona nella ristretta casa delle suore ." (la già citata "casa delle muneghe").
Le suore "assumeranno poi la direzione del nuovo Asilo che si sta costruendo".